Sulla fragilità emotiva
Non tutti siamo nati emotivamente forti, e va bene così. Ma qui c’è quello che possiamo fare quando i nostri pensieri minacciano di abbatterci.
Molti anni fa, chiesi ad alcuni amici se potessi unirmi a loro per una riunione di preghiera che avevano organizzato.
Mi dissero di “no”.
Questa non era la risposta che mi aspettavo.
Non era che stessi chiedendo loro di andare in vacanza con loro, o di andare con loro in una vasca idromassaggio privata o di intrufolarmi in una festa di compleanno. Nella mia mente, chiedere di poter andare ad una riunione di preghiera era solamente un atto di cortesia; non mi aspettavo assolutamente di essere esclusa.
Non voglio essere troppo drammatica, ma i miei sentimenti subirono un tonfo. C'era un’immediata reazione fisica a questo rifiuto personale, mi si torse lo stomaco, la mia gola si irrigidì ed entrambi gli occhi bruciavano come se fossi prossima a piangere.
Non sono una persona emotivamente forte.
“Autoindulgente rimuginare sulle proprie difficoltà”
Avevo due problemi. Uno, il sentimento di essere stata rifiutata e quindi di sentirmi inutile, e due; il sentimento di colpa che mi ero offesa per essere stata rifiutata. Non ci volle molto prima che l’impatto del rifiuto sopraffece il sentimento di colpa.
Tutta la vicenda mi fece rimuginare su quello che immaginavo i miei amici pensassero di me, quanto mi valorizzassero ed esattamente dove mi trovassi rispetto al gruppo. Pensai molto a questo. In effetti sembrava che stesse sopraffacendo la maggior parte del mio pensiero, poiché specialmente al giorno d’oggi dei social media, gli amici sono così importanti per noi e vediamo molto facilmente quello che stanno facendo. Notai che la volta seguente quando si riunirono non mi avevano automaticamente invitata, come facevano di solito. Ero stata “lasciata fuori”.
Il risultato fu l'autocommiserazione.
Il dizionario definisce l’autocommiserazione come: "autoindulgente1 rimuginare2 sulle proprie3 difficoltà4”.
Sezioniamo questa definizione per un attimo.
- Autoindulgente = qualcuno che è troppo attento ai propri bisogni
- Rimuginare = autocontemplazione introspettiva
- Sulle proprie = ossessionato con se stesso
- Difficoltà = quello che sentiamo siano problemi
Molte situazioni nella vita quotidiana possono spingerci in questo stato; non c’è bisogno che le elenchi qui – quando siamo tristi per qualcosa nella vita siamo così consapevoli di quale sia il problema. Il risultato di concederci di crogiolarci in questi pensieri introspettivi è che diventiamo ossessionati da noi stessi.
“Deve finire”
Ma un giorno, dopo aver vissuto sotto una cappa per troppo a lungo, improvvisamente mi resi conto che mi importava più quello che le altre persone pensassero di me piuttosto che quello che Dio pensasse di me, e che in tali condizioni io non potevo chiamarmi discepolo. Io non stavo seguendo veramente Gesù; stavo seguendo i capricci delle altre persone.
Quando lo Spirito ci dà luce su noi stessi e vediamo che qualcosa che abbiamo fatto, pensato o provato non è in accordo con la parola di Dio allora deve finire. Il pensare di essere giustificata di agire, pensare o sentire in quel modo non è assolutamente il punto.
Sì, è possibile che inciampiamo nella confusione per un po', ma quando poi quella confusione si solleva, quando vediamo chiaramente, allora non abbiamo scuse per aggrapparci in modo autoindulgente ai nostri sentimenti feriti e incolpare le azioni delle altre persone per il modo in cui siamo noi.
Ci sono libri di auto-aiuto e terapisti che ci possono insegnare come modificare i nostri schemi mentali, e questa può essere un'utile abilità da acquisire specialmente se abbiamo a che fare con specifici traumi del passato; ma questo affronterà solamente la nostra salute mentale. Quando sento coinvolta la mia natura umana, quella che desidera attenzione ed è delusa, allora devo usare la parola di Dio per arrivare alla radice. E quando abbiamo espresso la nostra speranza e le nostre aspettative, avviene qualcosa di straordinario; Dio manda il suo Spirito che ci riempie di coraggio e speranza e forza per resistere il desiderio di tuffarsi nell'introspezione e chiederci dove ci troviamo rispetto alla stima degli uomini.
Una decisa presa di posizione
Non è colpa mia che sono nata con una tendenza alla fragilità emotiva, ma è la mia responsabilità che essa non domini la mia vita. Il mio rapporto con Dio è rafforzato quando continuo a rivolgermi a lui dicendo, “Aiutami con questo!” Per me si ridusse ad una decisione a sangue freddo. Un giorno quando ero sola, io dissi ad alta voce, "io rifiuto tutti questi pensieri egocentrici; rifiuto di autocommiserarmi e di preoccuparmi di quello che le persone pensino di me. Da ora in poi, devo piacere a Dio e solamente a lui”.
Fu per me una decisa presa di posizione. Può essere così semplice, così veloce e così liberatorio.
Così, ogni volta che inizio ad avere sentimenti di rifiuto, mi ricordo di quella ferma decisione presa e prego velocemente. “Aiutami adesso!” e provo che sto diventando sempre più libera dalla mia natura che reagisce male così velocemente ad un'interazione negativa.
“Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi.” Giovanni 8:36.
E la gente che mi rifiutò nella loro riunione di preghiera? Adesso abbiamo ottima comunione assieme, e io posso parlare apertamente con loro senza alcun ricordo dell'offesa passata. Lottai quella particolare battaglia e vinsi. E questa è la forza del vangelo – ci rende veramente liberi.
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